Primo congresso sulla Chirurgia funzionale del rachide
Sabato 28 settembre, nella sala conferenze dell’Hotel Ovest di Piacenza, si è tenuto un convegno di rilevanza nazionale sul tema della “Chirurgia funzionale del rachide”
Il congresso svoltosi lo scorso 28 settembre, organizzato dal Direttore Scientifico Dott. Alessandro Sacchelli, neurochirurgo che lavora presso la Casa di Cura Piacenza e responsabile del Gruppo Neurochirurgico.
L’evento ha visto la partecipazione di una vasta platea, composta da professionisti del settore sanitario e fisioterapisti, interessati a esplorare le più recenti innovazioni nel trattamento del rachide.
Tra i relatori, Riccardo Di Lauro, fisioterapista del Centro Fisioterapico RR, Luca Rosani, fisioterapista della Casa di Cura Piacenza, Alessandro Russo, fisioterapista del centro Physio Evolution e della Nazionale Olandese di Volley, e Massimo Di Vetta, fisioterapista del team Lokomotiv Novosibirsk Volley. Ognuno di loro ha contribuito con le proprie esperienze e competenze, offrendo una visione integrata della gestione e riabilitazione post-chirurgica del rachide.
Il focus principale dell’incontro è stato posto sulle opzioni chirurgiche più conservative per i pazienti con patologie del rachide, sottolineando l’importanza di evitare interventi invasivi laddove possibile.
La chirurgia funzionale del rachide ha l’obiettivo di ripristinare la mobilità naturale della colonna vertebrale, permettendo così ai fisioterapisti di lavorare su un sistema che non sia più rigido o bloccato, ma che consenta di recuperare movimenti fisiologici.
L’importanza di un approccio integrato, che coinvolga sia il chirurgo che il fisioterapista, è stata sottolineata dal Dott. Alessandro Sacchelli come «cruciale per garantire risultati ottimali». Inoltre, «una diagnosi precoce e precisa è la chiave per gestire correttamente il dolore e per individuare la migliore strategia terapeutica, che all’inizio è preferibilmente riabilitativa». Tuttavia, «in casi selezionati e più gravi, può essere necessario un intervento chirurgico, che deve essere il meno invasivo possibile per ridurre i rischi e facilitare il recupero».
È stato spiegato che «i pazienti affetti da problemi al rachide sperimentano spesso un dolore cronico, che limita significativamente le loro attività quotidiane», sia che si tratti di persone comuni sia di atleti professionisti. Nel corso del convegno è stata pertanto ribadita «l’importanza di considerare il dolore come un campanello d’allarme: è essenziale comprendere l’origine del disagio per poter intervenire tempestivamente e, soprattutto, correttamente. Spesso, la strada più efficace inizia con la riabilitazione, prima di considerare opzioni più invasive come la chirurgia».
Fondamentale la collaborazione tra il medico di medicina generale e il fisioterapista. «Determinante per costruire un percorso di cura su misura per il paziente». Il dottor Sacchelli ha evidenziato come «la comunicazione tra queste figure professionali sia fondamentale per garantire un approccio multidisciplinare che tenga conto delle specificità di ogni singolo caso».